il progetto

Un punto, una linea, un frammento, un contorno, una forma, una figura, una fisionomia, uno spirito, una presenza, una superficie, uno spazio, un territorio, un evento, una storia.

uno tre dieci cento mille

Uno, tre, dieci, cento, mille. Un insieme, una folla. Una visione è quella del giovane fotografo Paolo Regis (1979, Vercelli) che per quest’occasione Officine idee verdi presenta il progetto fotografico Human Power. Qual è l’unità di misura di questa moltitudine? E’ l’interrogativo da cui parte il percorso visivo, l’essere umano viene generalmente classificato per il suo peso, per la sua altezza, per la sua temperatura, essendo corpo cioè materia e quindi massa, molte se non infinite sono le forze che agiscono su di lui e che egli stesso esercita sugli altri. Paolo Regis analizza, scompone e ricompone questa forza, manifestata nell’interazione e nel legame di due o più corpi. Il moto vettoriale di questi spiriti si trasforma in un flusso cromatico, fibra vivente di ciò che l’artista definisce come Human Power, la forza dell’umano. Il suo reportage ha come preoccupazione fondamentale, secondo un comun denominatore, gli individui e il loro ambiente colti nella multiforme fenomenologia delle loro interazioni e del loro comunicare, nonché del loro socializzarsi in situazioni storicamente determinanti, catturate in diversi paesi del mondo, dal Bangladesh a Zanzibar, e poi Berlino, Venezia, Milano, Londra, Accra in Ghana, Varanasi e Bodhgaya. «Volevo catturare la vibrazione e l’unità di migliaia di persone prese tutte insieme e portare via tutto ciò che li divide» spiega Paolo Regis. «Ho scattato l’intera seria con luce naturale senza preoccuparmi poi dei ritocchi». 

 La fusione che emana il suo lavoro è sinceramente pura e spontanea. «Ho lavorato con il mio solo obbiettivo insieme a ciò che stavo in quel momento osservando». Alcuni dei suoi scatti (Human Fabric) ricordano la magnificenza degli antichi arazzi, un insieme ricco e complesso di tanti punti, di molti corpi. Altri ancora (Human whence) colgono un’onda di luce e movimento, una cascata di colori vibranti che animano le sfumature delle umane forme. Le sue foto sono un’implosione di tinte, ore tenue e ora fluorescenti, un tessuto euforico ed insieme apocalittico restituito anche nei soli dettagli. Ogni scatto ci invita a condividere l’evento, a cogliere in ognuno, un volto, una mano, il sussurro dell’umanità. Nel mondo restituito da Paolo Regis non si può fare a meno di perdersi. E ‘questo il senso del suo emisfero visivo, in costante ricerca della forza solidale che appartiene al solo uomo.